Nova Milanese - 
Si aggrava il quadro giudiziario legato all’omicidio di Giovanna Chinnici, 63enne uccisa il 24 ottobre 2024 sul pianerottolo della propria abitazione in via Magellano a Nova Milanese. La donna era intervenuta per difendere la figlia Greta, che stava salendo le scale della casa plurifamiliare, quando fu colpita da 13 coltellate dallo zio, Giuseppe Caputo, 62enne, oggi condannato dalla Corte d’Assise di Monza a 23 anni di carcere, seguiti da 5 anni in struttura psichiatrica giudiziaria e 3 anni di libertà vigilata, essendo stato ritenuto seminfermo di mente.

Ora la moglie di Caputo, Maria Luisa Chinnici, 60 anni, è accusata di concorso morale nell’omicidio e nel tentato omicidio premeditati. Secondo le indagini, la donna avrebbe incitato il marito con le parole: “Vai, colpiscila”.

La pm monzese Sara Mantovani aveva chiesto l’archiviazione, ma la GIP Letizia Brambilla del Tribunale di Monza ha accolto l’opposizione dei legali dei familiari della vittima, gli avvocati Corinne Buzzi e Fabrizio Negrini, e ha disposto l’imputazione coatta. Maria Luisa Chinnici dovrà ora affrontare l’udienza preliminare.

Un anno fa, la 60enne aveva già ricevuto misure cautelari di divieto di dimora e di avvicinamento ai familiari della sorella defunta, nell’ambito di un processo per atti persecutori, relativi a presunte molestie e minacce tra ottobre 2023 e l’omicidio, spesso coinvolgendo il marito.

Dopo l’arresto di Caputo, la donna aveva accusato le vittime di minacce, ipotesi però smentita dalle verifiche dei carabinieri e dalle immagini dei sistemi di videosorveglianza.

All’origine della vicenda ci sarebbero contrasti familiari ed economici che negli anni avevano portato a continui dissidi tra le famiglie, fino al tragico epilogo. Secondo Caputo e la moglie, i parenti avrebbero tentato di farli morire di freddo, praticando buchi nell’abitazione, mentre il marito definiva i parenti “solo degli sgorbi”.

Il legale di Caputo, Francesco Fontana, ha sostenuto l’assoluzione per infermità totale di mente, definendo la vicenda avvenuta in una “palazzina tossica”, dove convivere significava vivere in una situazione esplosiva di conflitti continui. Ha inoltre descritto la moglie come una donna fragile, influenzata dal marito, anch’egli fragile.