Milano, 9 dicembre 2025
– Il caso del San Raffaele, esploso dopo il caos registrato nel fine settimana nel reparto di terapie intensive – il cosiddetto “iceberg” – non resta confinato all’ambito sanitario, ma diventa terreno di forte scontro politico. Nel frattempo l’Irccs ha formalizzato le dimissioni del dottor Francesco Galli dal ruolo di amministratore unico, sostituito da Marco Centenari, che aggiunge l’incarico a quello di amministratore delegato del Gruppo San Donato.

Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, invita alla prudenza in attesa dell’esito delle ispezioni e l’assessore Guido Bertolaso garantisce che verrà approfondita ogni criticità e, se necessario, adottate misure correttive. Di tutt’altro avviso sindacati e opposizioni, che parlano di un sistema al collasso e di un modello sanitario squilibrato. La Cgil sostiene che quanto accaduto non sia né sorprendente né inatteso, denunciando carenze strutturali, carichi di lavoro insostenibili e un ricorso eccessivo alle cooperative. Per il centrosinistra si tratta del risultato di anni di “subalternità” del pubblico al privato.

Nel dettaglio, l’assessore Bertolaso difende l’impianto della sanità lombarda, ricordando la complessità del sistema con dieci milioni di abitanti, oltre duecento ospedali e centoventimila dipendenti. Ritiene fisiologico che possano emergere criticità, ma assicura interventi immediati e coordinati tra istituzioni e privati. La nomina di Centenari viene indicata come esempio di sinergia e tempestività. “Il San Raffaele è una risorsa fondamentale, uno dei migliori ospedali al mondo, e vogliamo che continui a garantire standard di eccellenza”, ha ribadito.

Di segno opposto la posizione della Cgil. Il segretario Fp Milano, Alberto Motta, ricorda che lo stato di agitazione è in corso da mesi, con ripetuti incontri in Prefettura e uno sciopero il 31 ottobre. Secondo il sindacato, la progressiva esternalizzazione dei servizi sta creando un sistema sempre più fragile, dove le cooperative arrivano a coprire i turni senza adeguata formazione, retribuzioni adeguate o continuità. “Ciò che è accaduto tra il 6 e il 7 dicembre è il risultato di questo processo. Se il personale strutturato se ne va e le cooperative non garantiscono servizi qualificati, i disservizi diventeranno sempre più frequenti”, afferma Motta.

Preoccupazione arriva anche dai medici di medicina generale della Fimmg. La segretaria milanese, Anna Pozzi, sottolinea che gli errori degli infermieri della cooperativa esterna, al primo giorno di servizio, hanno mandato in tilt interi reparti ad alta intensità. Ricorda la pressione crescente sui pronto soccorso, alimentata anche dalla mancanza di medici di famiglia. A Milano decine di migliaia di pazienti non riescono più a essere assegnati a un medico di riferimento e si rivolgono direttamente agli ospedali. La Fimmg sta lavorando con Ats e assessorato per potenziare vaccinazioni, presa in carico dei cronici e diagnostica negli studi dei medici di famiglia, con l’obiettivo di ridurre il sovraccarico sugli ospedali.

Durissime le opposizioni in Regione. Per Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd, il problema non riguarda solo il San Raffaele ma l’intero modello lombardo. Secondo il dem, “anni di subalternità al privato” hanno creato squilibri che penalizzano i cittadini nei tempi e nella qualità delle cure. La richiesta è quella di una seduta straordinaria del Consiglio regionale per ripensare l’intero sistema.

Anche il Movimento 5 Stelle parla di “deriva inaccettabile”. Il capogruppo Nicola Di Marco annuncia un’interrogazione e denuncia un sistema che, a suo dire, mette a rischio la vita dei pazienti quando il personale non è qualificato. Il caso del San Raffaele, “ospedale simbolo e centro d’eccellenza”, costretto a chiudere reparti per mancanza di personale adeguato, sarebbe la prova del progressivo indebolimento del sistema regionale.

Il dibattito politico è destinato a proseguire nelle prossime settimane, mentre la Regione continua i controlli e il nuovo management del San Raffaele avvia la fase di riorganizzazione interna.