Omicidio Garlasco, l’ex pg Barbaini chiarisce sul caso Sempio
“Nessun elemento idoneo a ipotizzare un colpevole alternativo ad Alberto Stasi” Milano, 11 ottobre 2025 – L’ex sostituto procuratore genera...
“Nessun elemento idoneo a ipotizzare un colpevole alternativo ad Alberto Stasi”
Milano, 11 ottobre 2025 – L’ex sostituto procuratore generale di Milano, Laura Barbaini, interviene con una nota per chiarire il suo ruolo nella vicenda legata alla richiesta di revisione della condanna di Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007.
Secondo quanto precisato dalla magistrata, oggi in pensione, non c’erano elementi nei documenti presentati dalla difesa di Stasi “idonei a sostenere la fondata dimostrazione dell’esistenza di un colpevole alternativo”, in riferimento ad Andrea Sempio, ora indagato in un nuovo filone d’inchiesta.
La nota di Barbaini
L’ex pg ha ricordato che il 13 dicembre 2016 i legali di Stasi avevano depositato un’istanza accompagnata da una relazione della società SKP Investigazioni & Servizi di Sicurezza, sostenendo la presenza del DNA di Sempio sulle unghie della vittima. L’istanza chiedeva di valutare la possibilità di una revisione della sentenza di condanna.
Il documento fu assegnato a Barbaini per le opportune valutazioni e, il 20 dicembre, trasmesso agli uffici di Brescia e all’allora procuratore di Pavia, Mario Venditti, anch’egli ora coinvolto in due filoni di indagine, uno dei quali relativo proprio al delitto di Garlasco.
Valutazioni e trasmissione
Come precisato dall’ex magistrato, l’invio era necessario per consentire all’ufficio requirente pavese di aprire un fascicolo volto ad accertare la presenza di elementi utili a ipotizzare un quadro alternativo. Il 22 dicembre, l’ufficio di Pavia richiese al Procuratore Generale di acquisire la documentazione e predisporre un appunto riepilogativo delle indagini precedenti e dei dati emersi nei processi d’appello, al fine di contestualizzare la posizione di Sempio rispetto alla sentenza ormai passata in giudicato.
Barbaini sottolinea come il suo operato si sia limitato a una valutazione tecnica e procedurale dei documenti, senza riscontrare elementi tali da modificare la condanna definitiva di Stasi.